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Coronablues


Molti di voi mi hanno scritto in questi mesi di lockdown per sapere che fine avessi fatto, perche' non pubblicassi post o non facessi dei concerti in streaming sui Social Networks.

La verita' e' che questa faccenda del Coronavirus mi ha lasciato inizialmente spiazzato, come tutti, per qualche giorno preoccupato durante il picco di emergenza sanitaria, poi sempre piu' attonito e dubbioso, fino ad essere definitivamente incazzato per le troppe contraddizioni da parte degli "esperti", la strategia della paura proposta dai media, e le ridicole risorse messe in campo dal Governo per aiutare i cittadini e i lavoratori.

Cosi', invece di perdere tempo sui Social a discutere del nulla con analfabeti funzionali, ho preferito informarmi in autonomia, da fonti che non fossero i soliti telegiornali di regime, per capire quello che stava accadendo in Italia e nel mondo.

Invece di mettermi a suonare "l'Inno d'Italia" o "Bella Ciao" come un ebete sul balcone, ho appeso la chitarra al muro, e mi sono trovato un lavoro temporaneo come "shopper" nei supermercati.

Invece di sprofondare sul divano a guardare il "teatrino tragicomico" di politici e virologi, in attesa dell'ennesimo decreto farsa, mi sono dedicato al presente, a quello che poteva darmi il conforto della vicinanza: la mia compagna e i nostri gatti.


Sono un "artista di strada", lo faccio di lavoro, ci pago anche le tasse nonostante non venga considerata una professione, ma mi hanno levato la strada da sotto i piedi, e senza la strada non sono niente, anche la parola artista mi pare troppo pretenziosa. Ma mi ritengo anche una persona libera, ho lottato anni per conquistare la liberta' di espressione di pensiero, e non voglio perderle per nulla al mondo, anche se oggi mi paiono messe a rischio, insieme alle mie motivazioni.

Non so cosa mi riservera' il domani, ma non sopporto l'hashtag #andratuttobene per esorcizzare un futuro dalle tinte distopiche.

Magari fra pochi giorni potro' finalmente tornare nel mio ambiente naturale, a fare il mio lavoro, ma non sara' facile perche' il clima di terrore (a mio parere ingiustificato) che ancora adesso viene alimentato, ha rovinato con mascherine e distanze il fulcro della mia attivita', ossia il momento empatico o magico che si crea durante uno spettacolo di strada tra l'artista e il pubblico. E questo incantesimo sara' difficile da ricostruire.

Ma adesso l'unica cosa che mi importa davvero e' solo una.

Tra pochi mesi...saro' PADRE! E non poteva esserci regalo piu' bello per credere ancora in questo pazzo pazzo mondo!


"C'è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l'unica salvezza

c'è solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza

Perché il giudizio universale, non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo

bisogna ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo"

(Giorgio Gaber, 1974)


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