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Tornare a ruggire (Iseo,Sesto Calende)

Il mio ritorno in strada dopo quattro mesi di clausura forzata e' stato un po'come il riambientarsi di una tigre che, uscita finalmente dalla gabbia dopo mesi in cattivita', inizialmente frastornata, ciondolante e priva di riferimenti, scopre ben presto di essere ancora capace di ruggire!


Avrei voluto ricominciare l'avventura on the road dalla mia citta', ma ancora adesso a Milano non si puo' suonare (Il 15 giugno, data di riapertura degli spettacoli, e' passato, eppure le prenotazioni del mese sono state nuovamente cancellate dalla piattaforma di Stradarte, senza spiegazioni.)

Per questo ho dovuto trovate alternative tra le tante citta' dove fortunatamente il busking e' gia' ripartito, e ne ho scelte due a me molto care: Iseo e Sesto Calende .


Sabato a Iseo arrivo con la mascherina calata e con tanta ansia per il mio ritorno sul palcoscenico della strada. E' una giornata strana, caldissima, e mi sento piuttosto arrugginito. Faccio qualche "cappella", balbetto al microfono, poi pian piano riprendo confidenza con la strumentazione. Dopo due ore sono stremato, il pubblico e' scarso, la custodia e' povera, ma e' un pomeriggio importante per rimettere insieme i pezzi e ripartire da dove ci si era fermati.

Domenica mi alzo presto e mi dirigo a Sesto Calende, dove capisco che quella del giorno precedente e' stata un semplice giro di prova in una giornata calda e fiacca.

Sotto uno splendido sole del mattino ad ogni canzone mi riapproprio di tutte quelle piccole cose che rendono il mio lavoro tanto gratificante: la signora che mi dice "Oh che bello sei tornato!", il vecchietto che urla "Finalmente un po' di musica!", i bambini che si danno ai balli sfrenati, il ragazzino che batte il tempo sulla testa della sorellina, la poppante che mi mette la moneta sulla mano alla faccia delle (ridicole) norme anti-covid, il bar di fronte che mi porta le pizzette per aver intrattenuto i clienti, gli applausi, i complimenti, la generosita' dei passanti.

Ma soprattutto questo ritorno in strada e' stata la consapevolezza di aver portato un po' di colore in un paesello che ben rappresenta una necessita' comune e mal celata nelle persone che passeggiavano sotto il sole bollente coi volti coperti dalle mascherine: il bisogno di tornare alla socialita', almeno quella emotiva, piuttosto che al distanziamento, alla vita piuttosto che alla sopravvivenza nella paura.


Avevo un bisogno fisico ma soprattutto psicologico di tornare a fare cio' che mi riesce meglio, e l'indifferenza dei Vigili e' stata di grande aiuto per il mio ritorno in pista!

E adesso, nuovamente carico di energia, mi appresto a organizzare al volo un tour estivo in terra pugliese per il mese di luglio, in attesa di diventare presto papa'!


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